Caraffe filtranti per l'acqua: arriva una denuncia
Il consorzio delle acque minerali denuncia il colosso delle caraffe filtranti. "Non è più potabile" ma l'azienda si difende: certificazioni in Germania e Austria. Guariniello fa partire l'inchiesta
Pubblicato in Primo Piano
Guariniello ha fatto partire l'inchiesta, come atto dovuto, con ipotesi di reato di commercio di sostanze alimentari nocive e frode in commercio. Sul banco degli imputati, "Brita" azienda tedesca leader nel settore, da 45 anni produttrice di caraffe filtranti. I filtri in questione funzionano con carboni vegetali attivi, noci di cocco sminuzzate trattate con argento e resine sintetiche.
Secondo i dati in possesso di Mineracque la qualità dell'acqua peggiora, una volta filtrata, privandola di elementi nutritivi come fluoro, iodio e calcio, andando sotto il livello di potabilità. Brita, dal canto suo, si difende: i nostri filtri non eliminano il calcio ma il carbonato di calcio, che è calcare e inoltre abbiamo la certificazione di due ministeri della salute, tedesco e austriaco. Altra questione, lo smaltimento del filtro, secondo l'accusa inquinerebbero ma Brita precisa: "Stiamo iniziando a mettere a nostre spese i bidoni per la raccolta dei filtri".
Oltre a Brita, anche Auchan-Laica e Coop-Viviverde sono tra gli accusati. L'analisi e la conseguente denuncia di "Mineracqua" denotano, però, il successo che stanno avendo, presso i consumatori, le caraffe filtranti, che tolgono l'ingombro delle bottiglie e riducono la plastica da smaltire. Per questo le aziende produttrici iniziano ad avanzare il dubbio che si tratti, solo, di una guerra commerciale.
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