In vacanza all’estero ci facciamo sempre riconoscere?
ven 10 giu 13:26Come si riconosce un Italiano in vacanza all’estero? Ecco un breve elenco di indizi.
"Dimmi come ti vesti e ti dirò da dove vieni". Già al check-in è un trionfo di borse di marca, occhialoni con le iniziali dello stilista di grido, polo ben stirate con lo stemmino e con il colletto alzato, maglioncini in vita, scarpe da ginnastica alla moda candide e intatte. E ancora: lo zainetto, sempre quello, con logo in bella vista. Insomma, una scolaresca in gita: scomposti, caotici, carta d’imbarco in una mano e cellulare nell’altra. E con un irrefrenabile di scappare dal Bel Paese.
L’Italiano in vacanza, poi, si accosta di solito con approssimazione alla lingua del Paese che visita, sorretto dalla certezza che, in qualche modo, si farà capire. E allora improvvisa accenti locali in Spagna, o rispolvera lontani ricordi con reminiscenza scolastica di francese. Ma se è in Svezia, in Olanda, in Germania? Allora ricorre al passepartout: il linguaggio del corpo, che per un 'gesticolatore’ quale l'italiano tipico è come giocare in casa. Se però la situazione precipita, sfodera in sequenza un sorriso e una battuta.
Poi c'è lo shopping, di cui ha un'ossessione. Spende il guadagno di un anno di lavoro, ottenebrato dall'idea che tutto diventi più bello e di maggiore appeal se scovato a latitudini diverse. Così la maglietta che mai acquisterebbe sotto casa è all'improvviso irresistibile e irrinunciabile. E tali sono anche le fregature in cui incombe pur di avere qualcosa che attesti di essere stato in quel posto, in quella spiaggia, in quel locale esclusivo.
La propensione a spendere si traduce in vanità. Così la sera, di bianco vestito, sbarbato, profumato, col maglioncino sulle spalle, prima di tutti gli altri si prepara all’ora X per andare a mangiare al ristorante più caro, con la bella moglie o con la fidanzata abbronzata sotto braccio.
E a cena, naturalmente, mangia italiano. E' infatti capace di cercare pasta al sugo, polpette e patate fritte anche nel deserto. Un sintomo chiaro di una mancanza di curiosità che sfocia facilmente in pigrizia: per esempio, ama farsi confezionare il viaggio dalle agenzie, magari spendendo fino al doppio per un traghetto da un’isola all’altra. Ovvio quindi che non si adegui alle consuetudini locali. Ma poiché paga, e tanto, allora pretende tutto ciò che considera essere il top. Cioè le stesse cose che ha a casa.
Incosciamente, sembra bramare italiano anche tra le persone. Se in patria è capace di accapigliarsi con un connazionale per pochi secondi persi a un casello in autostrada, varcata la soglia della frontiera è in grado di esserne l' amico fraterno. Non resiste a far comunella, a elogiare il Paese che fino a un secondo prima gli procurava un esaurimento, ad averne una leggera malinconia. Che scaccia con una chiassosa tavolata con il gruppo di connazionali appena conosciuti, condita con schitarrata post prandium. E finalmente, si sente a casa.
Francesca Gissi
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