Mai scuotere il bambino, anche se piange!
Il pianto è fisiologico. Il pianto del bambino è fisiologico, è un comportamento innato ed è parte integrante del normale sviluppo. Un bambino piccolo piange per attirare l'attenzione, per ottenere cibo, protezione e calore: il pianto serve alla salvaguardia della sopravvivenza della specie umana. La durata del pianto del bambino inizia ad aumentare dalle 2 settimane di vita, raggiunge il picco massimo a circa 2 mesi e poi si riduce gradualmente fino al 4°-5° mese di vita. Il bambino piange in media per 2-2,5 ore; alcuni bambini piangono meno (20-30 minuti nell'arco dell'intera giornata) altri di più (anche 5-6 ore). Il fatto che un bambino pianga molto non significa che abbia problemi di salute: una volta ricevuta la rassicurazione del pediatra sull'assenza di problemi di salute, il genitore può mettere in atto alcune strategie per prevenire il pianto o per farlo cessare, ma va sempre tenuto presente che il pianto del bambino è un fatto fisiologico dei primi mesi di vita. Se il genitore non riesce a far cessare il pianto non deve perciò attribuirsi colpe o responsabilità.
Come accudire il bambino. Si possono adottare delle strategie per prevenire il pianto, come le "cure prossimali", che assicurano al bambino un contatto fisico costante: si può cercare di prendere spesso in braccio il bimbo (non solamente per la poppata e il cambio del pannolino), tenerlo in un marsupio o fasciato al proprio corpo. Le cure prossimali, se praticate fin dalla nascita del bambino, favoriscono una minore predisposizione al pianto, che però non scomparirà del tutto. Per cercare di far cessare un pianto già in atto si può allattare il bimbo lentamente e fargli fare il ruttino battendo piano sulla sua schiena, dargli un ciuccio, tenerlo al proprio petto e camminare o cullarlo, farlo dondolare nella culla, fargli ascoltare una musica rilassante o cantargli una canzone, fargli un bagnetto caldo, uscire a fare una passeggiata o a fare un giro in macchina.
Prendersi una pausa. Se nulla riesce a far smettere al bambino di piangere, il genitore non deve farsene una colpa, il pianto è un'azione fisiologica dei primi mesi. Se però il genitore si sente frustrato è meglio che stenda il bimbo in posizione supina nella culla e lasci la camera per una breve pausa. È preferibile fare qualcosa per calmarsi, come chiamare un amico o un parente, ascoltare una canzone, leggere il giornale, fare un po' di ginnastica. Eventualmente si può chiedere a un parente o a un'altra persona di fiducia di accudire temporaneamente il bambino. È meglio tornare vicino al bambino solo quando si è di nuovo calmi: è molto importante evitare di arrivare al punto di perdere la pazienza e avere reazioni sbagliate in preda alla rabbia e alla frustrazione.
Mai scuotere il bambino! Capita che, esasperato dal pianto interminabile, l'adulto perda la pazienza e cerchi di far cessare il pianto scuotendo il bimbo: il bambino è tenuto per il dorso o per gli arti e viene scosso violentemente. Questo non dovrebbe mai accadere: mai scuotere il bambino! Scuotere violentemente un bambino piccolo può provocare danni irrimediabili alla sua salute, e in alcuni casi può causarne anche la morte. "Shaken Baby Syndrome" (o SBS, sindrome del bambino scosso) è il termine che fu coniato nel 1972 dal radiologo pediatrico statunitense John Caffey per indicare i traumi cerebrali non accidentali causati dallo scuotimento. La SBS ha come conseguenza la morte nel 20-30% dei casi e, tra i bambini che sopravvivono, il 70-80% riporta danni a lungo termine, come danni alla vista e disabilità motorie e intellettive. La SBS riguarda soprattutto i bambini di età inferiore all'anno d'età e raramente si riscontra in bambini di età superiore ai 6 anni; si stima che la SBS nel mondo colpisca annualmente 21-74 bambini su 100.000.
Prevenzione dei traumi da scuotimento. Per prevenire la SBS è fondamentale che i genitori (e più in generale tutti coloro che si prendono cura del bambino, compresi i nonni, le baby-sitter, etc.) siano consapevoli della pericolosità dello scuotimento dei bambini piccoli. Una corretta informazione può contribuire a ridurre l'incidenza della SBS, come è stato mostrato da un programma di prevenzione svolto nei reparti di maternità di 8 contee dello Stato di New York, i cui risultati sono stati pubblicati nell'aprile 2005 sulla rivista Pediatrics. Prima della dimissione del neonato dall'ospedale, ai genitori sono state fornite informazioni sui pericoli derivanti dallo scuotimento violento del bambino e sono state date indicazioni su come offrire una risposta alternativa al pianto persistente del figlio. Negli anni in cui è stato svolto il programma, nelle 8 contee si è rilevata una riduzione dell'incidenza di traumi cerebrali non accidentali pari al 47% (da 41,5 a 22,2 casi su 100.000).
Come accudire il bambino. Si possono adottare delle strategie per prevenire il pianto, come le "cure prossimali", che assicurano al bambino un contatto fisico costante: si può cercare di prendere spesso in braccio il bimbo (non solamente per la poppata e il cambio del pannolino), tenerlo in un marsupio o fasciato al proprio corpo. Le cure prossimali, se praticate fin dalla nascita del bambino, favoriscono una minore predisposizione al pianto, che però non scomparirà del tutto. Per cercare di far cessare un pianto già in atto si può allattare il bimbo lentamente e fargli fare il ruttino battendo piano sulla sua schiena, dargli un ciuccio, tenerlo al proprio petto e camminare o cullarlo, farlo dondolare nella culla, fargli ascoltare una musica rilassante o cantargli una canzone, fargli un bagnetto caldo, uscire a fare una passeggiata o a fare un giro in macchina.
Prendersi una pausa. Se nulla riesce a far smettere al bambino di piangere, il genitore non deve farsene una colpa, il pianto è un'azione fisiologica dei primi mesi. Se però il genitore si sente frustrato è meglio che stenda il bimbo in posizione supina nella culla e lasci la camera per una breve pausa. È preferibile fare qualcosa per calmarsi, come chiamare un amico o un parente, ascoltare una canzone, leggere il giornale, fare un po' di ginnastica. Eventualmente si può chiedere a un parente o a un'altra persona di fiducia di accudire temporaneamente il bambino. È meglio tornare vicino al bambino solo quando si è di nuovo calmi: è molto importante evitare di arrivare al punto di perdere la pazienza e avere reazioni sbagliate in preda alla rabbia e alla frustrazione.
Mai scuotere il bambino! Capita che, esasperato dal pianto interminabile, l'adulto perda la pazienza e cerchi di far cessare il pianto scuotendo il bimbo: il bambino è tenuto per il dorso o per gli arti e viene scosso violentemente. Questo non dovrebbe mai accadere: mai scuotere il bambino! Scuotere violentemente un bambino piccolo può provocare danni irrimediabili alla sua salute, e in alcuni casi può causarne anche la morte. "Shaken Baby Syndrome" (o SBS, sindrome del bambino scosso) è il termine che fu coniato nel 1972 dal radiologo pediatrico statunitense John Caffey per indicare i traumi cerebrali non accidentali causati dallo scuotimento. La SBS ha come conseguenza la morte nel 20-30% dei casi e, tra i bambini che sopravvivono, il 70-80% riporta danni a lungo termine, come danni alla vista e disabilità motorie e intellettive. La SBS riguarda soprattutto i bambini di età inferiore all'anno d'età e raramente si riscontra in bambini di età superiore ai 6 anni; si stima che la SBS nel mondo colpisca annualmente 21-74 bambini su 100.000.
Prevenzione dei traumi da scuotimento. Per prevenire la SBS è fondamentale che i genitori (e più in generale tutti coloro che si prendono cura del bambino, compresi i nonni, le baby-sitter, etc.) siano consapevoli della pericolosità dello scuotimento dei bambini piccoli. Una corretta informazione può contribuire a ridurre l'incidenza della SBS, come è stato mostrato da un programma di prevenzione svolto nei reparti di maternità di 8 contee dello Stato di New York, i cui risultati sono stati pubblicati nell'aprile 2005 sulla rivista Pediatrics. Prima della dimissione del neonato dall'ospedale, ai genitori sono state fornite informazioni sui pericoli derivanti dallo scuotimento violento del bambino e sono state date indicazioni su come offrire una risposta alternativa al pianto persistente del figlio. Negli anni in cui è stato svolto il programma, nelle 8 contee si è rilevata una riduzione dell'incidenza di traumi cerebrali non accidentali pari al 47% (da 41,5 a 22,2 casi su 100.000).
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