Calcio scommesse - Cuper, 200mila euro dalla camorra
In cambio aveva offerto quattro risultati sicuri, ma è andata male: la camorra l'ha perseguitato e registrato. Dopo gli arresti dei malavitosi, le registrazioni sono state ascoltate e, messo alle strette, Cuper ha detto che quei soldi erano della suocera e che servivano per ristrutturare una casa
Vi ricordate di Pierr Di Maria, la fu Lady Poggiolini che nello scandalo di tangentopoli aveva giustificato 10 miliardi delle vecchie lire, accumulati in maniera illecita, come "risparmi da massaia"? Una motivazione simile - e altrettanto inverosimile - è stata usata da Hector Cuper, accusato di aver percepito dalla camorra del denaro per truccare delle partite.QUATTRO RISULTATI TRUCCATI, ANZI TRE - Sembra che degli esponenti della criminalità organizzata siano partiti da Napoli con 200mila euro nascosti nelle mutande e nei calzini e abbiano raggiunto il tecnico; lì si sarebbero incontrati in uno stanzino e sarebbe avvenuto uno scambio: i soldi a Cuper, un foglietto ai camorristi, contenente i risultati già scritti di quattro partite ancora da giocare, due nel campionato spagnolo e due in quello argentino. Qualcosa però è andato storto, un risultato non si è verificato e nelle intercettazioni il tecnico viene accusato dalla camorra di aver barato. Poi il principale interessato è partito di nuovo, ha raggiunto Cuper per insultarlo e minacciarlo, registrando la conversazione. L'ira dell'uomo è comprensibile, dato che era titolare di un'agenzia di scommesse e che per coprire i costi della puntata "saltata" aveva dovuto vendere tutto.
REGISTRAZIONI CHE INCHIODANO - Il file audio viene sequestrato dagli inquirenti dopo l'arresto del malavitoso e così inevitabilmente la giustizia si è mossa per andare a recuperare Cuper e chiedergli chiarimenti. Ascoltata una prima parte di intercettazione, Cuper aveva detto inizialmente "Non ricordo", poi, una volta in cui si è risentito nella frase riferita ai soldi "Portameli, al resto ci penso io", ecco la virata e una giustificazione difficile da accettare.
GIUSTIFICAZIONE ASSURDA - "Sì, è vero, i soldi mi sono arrivati - ha spiegato - Li avevano dei napoletani nelle mutande e nei calzini. Ma era denaro di mia suocera, mandato per dei lavori di ristrutturazione di una sua proprietà".
COLLABORARE PER EVITARE L'ACCUSA DI RICICLAGGIO? - E' inutile precisare che nessuno gli ha creduto, nemmeno quando ha detto di non aver capito il motivo di tutti gli insulti del successivo incontro faccia a faccia e di non sapere il motivo per cui non aveva cacciato colui che lo minacciava. E così sull'"hombre vertical" ora incombe un'accusa di riciclaggio di denaro sporco. Ora il teatro di questa recita si sposterà dalla Spagna all'Italia, perché la procura ha convocato l'argentino a Napoli per un nuovo interrogatorio. E sembra che questa volta Cuper sia disposto a essere meno smemorato e più collaborativo.
INTERISTI IN DUBBIO? - E adesso, con un caso così grave, come si fa a non ricordare agli interisti che il famoso 5 maggio sulla panchina nerazzurra c'era proprio lui?
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