Kodak, il mito finisce in bancarotta
Tutto quello che devi sapere su... evoluzione e declino di un marchio che ha cambiato la fotografia moderna
Ha lottato, si è battuta ma non ce l’ha fatta: Eastman Kodak, il colosso della fotografia, ha richiesto la bancarotta assistita. Questo l’approdo di una crisi che parte da lontano e a cui l’amministrazione del Ceo Antonio Perez non ha saputo porre rimedio. Tuttavia, la società non chiude ma attraverso il cosidetto Chapter 11, ossia l’amministrazione controllata, continuerà a operare grazie a un finanziamento da 950 milioni di dollari [guarda il cambio in euro] che si è assicurata da Citigroup. La richiesta per il Chapter 11 è stata presentata a un tribunale di Manhattan, con la dichiarazione del valore degli asset, 5,1 miliardi di dollari, e quello del debito, 6,75 miliardi di dollari.
Dominic Di Napoli è stato scelta alla guida del processo di ristrutturazione. Già a novembre, la società aveva messo in guardia sullo stato precario dei propri conti, avvertendo che se non fosse riuscita a vendere i propri brevetti o a raccogliere nuovi capitali avrebbe esaurito la liquidità. I suoi titoli erano in forte calo a Wall Street, dove hanno chiuso per 30 sedute consecutive sotto 1 dollaro. Il progetto, per il futuro, è di tagliare i costi e vendere parte del portafoglio brevetti, che ne contiene 1.100. Già negli scorsi mesi l’azienda aveva tentato di risanare i propri conti con la vendita dei brevetti, un processo rallentato dai timori dei potenziali acquirenti sulla eventuale richiesta di bancarotta da parte della società.
Ma come si è ridotta in questo stato un’azienda gloriosa, fondata 131 anni fa e con 19.000 dipendenti? "Voi premete il pulsante, noi facciamo il resto" è lo slogan con il quale il fondatore George Eastman promosse la prima fotocamera destinata a essere utilizzata da non professionisti. Otto anni dopo il nome Kodak era già stato brevettato e la società introdusse la “camera a mano”, la prima macchina fotografica che non necessitava di un cavalletto, facile da trasportare. Epocale l’introduzione del sistema a roll-up (“rullino”) per le pellicole cinematografiche. Eastman è stato anche il primo ad aver introdotto nella sua azienda il “Wage dividend” per ridistribuire gli utili ai dipendenti in base agli obiettivi raggiunti.
http://it.finance.yahoo.com/notizie/kodak--il-mito-finisce-in-bancarotta.html?page=1?nc
Dominic Di Napoli è stato scelta alla guida del processo di ristrutturazione. Già a novembre, la società aveva messo in guardia sullo stato precario dei propri conti, avvertendo che se non fosse riuscita a vendere i propri brevetti o a raccogliere nuovi capitali avrebbe esaurito la liquidità. I suoi titoli erano in forte calo a Wall Street, dove hanno chiuso per 30 sedute consecutive sotto 1 dollaro. Il progetto, per il futuro, è di tagliare i costi e vendere parte del portafoglio brevetti, che ne contiene 1.100. Già negli scorsi mesi l’azienda aveva tentato di risanare i propri conti con la vendita dei brevetti, un processo rallentato dai timori dei potenziali acquirenti sulla eventuale richiesta di bancarotta da parte della società.
Ma come si è ridotta in questo stato un’azienda gloriosa, fondata 131 anni fa e con 19.000 dipendenti? "Voi premete il pulsante, noi facciamo il resto" è lo slogan con il quale il fondatore George Eastman promosse la prima fotocamera destinata a essere utilizzata da non professionisti. Otto anni dopo il nome Kodak era già stato brevettato e la società introdusse la “camera a mano”, la prima macchina fotografica che non necessitava di un cavalletto, facile da trasportare. Epocale l’introduzione del sistema a roll-up (“rullino”) per le pellicole cinematografiche. Eastman è stato anche il primo ad aver introdotto nella sua azienda il “Wage dividend” per ridistribuire gli utili ai dipendenti in base agli obiettivi raggiunti.
http://it.finance.yahoo.com/notizie/kodak--il-mito-finisce-in-bancarotta.html?page=1?nc
0 commenti:
Posta un commento